by Maurizio Barlassina | 6 Dic, 2014 | Articoli scientifici |
La neuroplasticitA�, ovvero la capacitA� del sistema nervoso di modificarsi nella struttura a seguito di stimoli di varia natura A? una acquisizione scientifica piuttosto recente, nonostante le prime intuizioni a riguardo risalgano all’inizio del novecento. Le tecniche di risonanza magnetica hanno permesso di migliorare lo studio del cervello e diA� estenderne le conoscenze anatomiche e funzionali consentendo di andare oltre la teoria che individuava una relazione statica tra aree cerebrali e specifiche funzioni, integrandola con la scoperta che le funzioni cerebrali sono frutto di un’attivitA� dinamica: sono dinamici i collegamenti tra i neuroni, le relazioni tra le diverse aree cerebrali e la possibilitA� di riorganizzare tali relazioni e di modificare i confini delle varie aree costituiscono un aspetto importante del funzionamento di questo organo stupefacente. Il cervello quindi si modifica con l’esperienza, l’esercizio, l’apprendimento; ciA? che facciamo, che sia suonare uno strumento giocare a tennis o meditare, modifica o rinforza o crea nuovi collegamenti tra cellule o gruppi di cellule cerebrali; l’esperienza ci cambia e, cambiando, diventiamo piA? funzionali all’eperienza; edA� A? possibile studiare con tecniche appropriate in che modo e dove questo succede. Studi su questa plasticitA� del cervello sono stati effettuati anche su persone dedite alla meditazione, per comprendere quali aree del cervello siano implicate nell’attivitA� meditativa e se e come queste aree si modifichino e fungano da “sostegno” a nuove capacitA� cognitive. Questi due studi ne sono un esempio: HA�lzel B.K., Carmody J., Vangel M., et al. Mindfulness practice leads to increases in regional brain gray matter density. Psychiatry Research: Neuroimaging. 2011;A�191(1):36a��43. A� Luders E, Toga AW, Lepore N, Gaser C The underlying anatomical correlates of...