Gli effetti della meditazione sul cervello.

cervello

La neuroplasticitA�, ovvero la capacitA� del sistema nervoso di modificarsi nella struttura a seguito di stimoli di varia natura A? una acquisizione scientifica piuttosto recente, nonostante le prime intuizioni a riguardo risalgano all’inizio del novecento. Le tecniche di risonanza magnetica hanno permesso di migliorare lo studio del cervello e diA� estenderne le conoscenze anatomiche e funzionali consentendo di andare oltre la teoria che individuava una relazione statica tra aree cerebrali e specifiche funzioni, integrandola con la scoperta che le funzioni cerebrali sono frutto di un’attivitA� dinamica: sono dinamici i collegamenti tra i neuroni, le relazioni tra le diverse aree cerebrali e la possibilitA� di riorganizzare tali relazioni e di modificare i confini delle varie aree costituiscono un aspetto importante del funzionamento di questo organo stupefacente.

Il cervello quindi si modifica con l’esperienza, l’esercizio, l’apprendimento; ciA? che facciamo, che sia suonare uno strumento giocare a tennis o meditare, modifica o rinforza o crea nuovi collegamenti tra cellule o gruppi di cellule cerebrali; l’esperienza ci cambia e, cambiando, diventiamo piA? funzionali all’eperienza; edA� A? possibile studiare con tecniche appropriate in che modo e dove questo succede.

Studi su questa plasticitA� del cervello sono stati effettuati anche su persone dedite alla meditazione, per comprendere quali aree del cervello siano implicate nell’attivitA� meditativa e se e come queste aree si modifichino e fungano da “sostegno” a nuove capacitA� cognitive. Questi due studi ne sono un esempio: HA�lzel B.K., Carmody J., Vangel M., et al. Mindfulness practice leads to increases in regional brain gray matter density. Psychiatry Research: Neuroimaging. 2011;A�191(1):36a��43. A� Luders E, Toga AW, Lepore N, Gaser C The underlying anatomical correlates of long-term meditation: Larger hippocampal and frontal volumes of gray matter. NeuroImage Vol. 45, Issue 3, 15 April 2009.).

Uno studio recentissimodi un gruppo di scienziati italiani delle UniversitA� di Siena e di Harvard ha preso in considerazione un gruppo di persone che hanno intrapreso un percorso di pratica di meditazione di consapevolezza per la riduzione dello stress (MBSR) della durata di due mesi;A� le rilevazioni anatomiche ricavate effettuando un esame di risonanza magnetica nucleare prima e al termine del training meditativo sono state confrontate tra loro e tra i dati ricavati da test psicologici finalizzati a valutare alcuni parametri: capacitA� di attenzione, capacitA� di riconoscere le proprie emozioni, ansia, depressione e tendenza alla preoccupazione.

Parallelamente A? stato studiato, con le stesse modalitA�, un gruppo di controllo, identico per etA� e genere, ma che non ha effettuato il training; questo non ha mostrato cambiamenti nella struttura del cervello e nei test mentre in quello sottoposto al training si sono evidenziate modificazioni significative sia nella struttura di alcune aree cerebrali che di tutti i test psicologici, tranne quello relativo alla valutazione della memoria.

Lasciando ai neuroscienziati le valutazioni piA? analitiche, A? possibile trarre da questo studio la conferma che non A? necessario dedicare anni alla pratica meditativa per beneficiare di risultati che riguardano la sfera psicologica ed emozionale e che esiste un substrato anatomico-funzionale ai cambiamenti che percepiamo se impegniamo una piccola parte del nostro tempo per noi stessi e per il nostro benessere; quindi che A? possibile sostituire mappe di pensiero abitudinarie con altre nuove, aprendoci a un cambiamento. Ma un po’ come tracciare un nuovo sentirero nell’erba richiede che esso venga percorso e ripercorso, cosA� anche l’assiduitA� della pratica meditativa A? necessaria e indispensabile perchA? si dischiudano nuove prospettive cognitive.

Lo studio A? questo: Interaction between Neuroanatomical and Psychological Changes after Mindfulness-Based Training,A� E. Santarnecchi, S. D’Arista, E. Egiziano, C. Gardi, R. Petrosino, G. Vatti, M. Reda, A. Rossi.

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