Mindfulness e psoriasi.

Uno studio non recentissimo ma piuttosto suggestivo che valuta l’effetto di un intervento di riduzione dello stress basato sulla mindfulness su un gruppo di persone affette da psoriasi. Partendo dalla constatazione che un episodio di stress psicologico puA? essere correlato con l’insorgenza o il peggioramento della malattia e che gli interventi di riduzione dello stress basati sulla mindfulness si erano precedentemente dimostrati efficaci in altre situazioni patologiche, gli Autori hanno studiato un gruppo di 37 persone affette da psoriasi a localizzazione cutanea di grado moderato/severo che avevano avuto indicazione dagli specialisti dermatologi, a sottoporsi a fototerapia (UVA) o fotochemioterapia (PUVA). I Pazienti sono stati divisi in due gruppi in modo casuale ed assegnati l’uno al solo trattamento fototerapico, l’altro allo stesso trattamento durante il quale, perA?, venivano fornite istruzioni registrate di meditazione di consapevolezza del respiro, delle sensazioni del corpo, dei rumori, dei pensieri e delle emozioni (consapevolezza non giudicante dell’esperienza, momento per momento). La condizione delle lesioni cutanee A? stata valutata in successivi step, da dermatologi che non erano al corrente dell’appartenenza dei pazienti ad uno o all’altro gruppo, sia direttamente che tramite fotografie e da infermieri che conoscevano l’appartenenza dei pazienti a uno o all’altro gruppo. Al termine del trattamento, durato in media 3 mesi, i risultati hanno suggerito che l’aggiunta delle istruzioni di meditazione mindfulness ai trattamenti foto e fotochemioterapici erano in grado di accelerare il processo di “clearing” della pelle delle persone trattate. Influence of a Mindfulness Meditation-Based Stress Reduction Intervention on Rates Skin Clearing in Patients With Moderate to Severe Psoriasis Undergoing Phototherapy (UVB) and Photochemotherapy (PUVA). J. Kabat-Zinn et al.,A� Psychosomaic Medicine 60:625-632...

Che vantaggi potrebbe trarre chi ha problemi di salute dalla pratica della mindfulness?

Le malattie croniche rappresentano uno dei primi fattori di riduzione della qualità di vita percepita, oltre all’età, alle condizioni economiche e al livello di istruzione (2). Negli ultimi trent’anni abbiamo assistito a un aumento esponenziale degli studi pubblicati che valutano l’effetto della pratica della mindfulness (consapevolezza del momento presente, intenzionale e non giudicante ottenuta con il portare attenzione) in un ampio ventaglio di condizioni patologiche croniche che spaziano dall’oncologia alla pneumologia, dalla gastroenterologia alla neurologia etc.; è sufficiente accedere a PubMed per averne un’idea. Si potrebbe pensare che ci si trovi di fronte a una panacea. Tuttavia è assolutamente prematuro affermare oggi che la pratica della mindfulness possa essere una cura per le malattie croniche intese come processi biologici, anche se uno studio di Jon Kabat-Zinn effettuato su pazienti affetti da psoriasi già anni fa (2) sembrerebbe avanzare qualche suggestione a proposito. In quello studio, condotto all’ Università di Medicina del Massachusetts e pubblicato su Psychosomatic Medicine nel 1998, un gruppo di 37 pazienti affetti da psoriasi e sottoposti a fototerapia era stato randomizzato in due gruppi; uno di questi prevedeva, durante la seduta di fototerapia, l’ascolto di istruzioni di pratica mindfulness registrate mentre l’altro riceveva la sola fototerapia. I pazienti che avevano ricevuto le istruzioni mindfulness hanno registrato un miglioramento delle lesioni psoriasiche sensibilmente più rapido rispetto all’altro gruppo. In una patologia infiammatoria come la psoriasi in cui le cause sono ancora ampiamente sconosciute ma nelle quali probabilmente coesistono cause genetiche e autoimmunitarie, l’efficacia di una pratica riconosciuta come efficace nel ridurre lo stress sembra gettare un ponte tra mente e corpo. Su questo tema stanno indagando i...

Praticare la Mindfulness può essere di aiuto ai chirurghi?

Qualità come calma, concentrazione, resilienza, attenzione compassionevole ai pazienti sono auspicabili nell’esercizio della chirurgia; la rivista del Royal Australian College of Surgeons ha pubblicato un articolo che indaga su aspetti forse ritenuti secondari rispetto all’abilità tecnica e alle conoscenze del chirurgo e su quale possa essere il contributo della pratica della mindfulness in questa particolare branca della medicina. Ecco il link all’articolo completo: Mindfulness for Surgeons. Antonio Fernando MD, ABPN, Nathan Consedine PhD and Andrew G. Hill MBChB. Article first published online: 30 SEP 2014....

Perdere peso tra gola e pigrizia.

Perdere peso è spesso un percorso frustrante, stretto tra le necessità della salute e le difficoltà a modificare le abitudini di vita. Cosa veramente ci impedisce di cambiare, quali sono i sottili meccanismi psicologici alla base del nostro agire e, quindi, anche della nostra relazione con il cibo? Che cosa guida il nostro comportamento e ci fa scegliere tra un frutto e un dolce, una passeggiata e la poltrona? A new look at the science of weight control: How acceptance and committment strategies can address the challenge of self-regulation. A? un articolo recentemente pubblicato sulla rivista Appetite che offre un modello teorico per analizzare la relazione degli esseri umani con il cibo e l’attività fisica, quindi con le chiavi per il mantenimento di un peso corporeo appropriato. Gli Autori sottolineano il ruolo dei processi cognitivi automatici e impliciti nel determinare i comportamenti; ritengono che il mondo in cui oggi viviamo sia un mondo “obesogeno” in cui il cibo appetibile e insalubre abbonda ed A? a portata di mano e le occasioni di svolgere esercizio fisico sono rese sempre piA? marginali. Oltretutto la specie umana sembra essere biologicamente predisposta a risparmiare energia e a ricercare cibo, rendendoci facilmente responsivi agli stimoli che guidano verso l’inattività e il mangiare . Il mangiare in eccesso e l’essere sedentari sono quindi le nostre posizioni naturali a meno che non utilizziamo opportune capacità psicologiche per modificarle, permettendoci di abbracciare uno stile di vita salutare. Ma seguire una dieta puA? far nascere sensazioni spiacevoli come l’intensa, morbosa voglia di cibo e, ugualmente, svolgere un’attività fisica si può associare a sensazioni poco gradite come la fatica...

Un articolo scientifico “storico” a proposito di mindfulness e sofferenza da dolore cronico.

Nell’aprile del 1982 la rivista scientifica General Hospital Psychiatry ha pubblicato un articolo di Jon Kabat-Zinn che descrive le basi teoriche ed i primi risultati di uno studio da lui condotto al University of Massachussets Hospital, in cui un programma di pratica di meditazione di consapevolezza era stato proposto ad un gruppo di pazienti affetti da dolore cronico. An Outpatient Program in Behavioral Medicine for Chronic pain Patient Based on thr Practice of Mindfulness Meditation Si trattava di un gruppo di 51 persone di etA� compresa tra i 22 e i 75 anni di cui 18 maschi e 33 femmine sofferenti di dolori che non erano sufficientemente controllati dalle cure mediche abituali; i dolori maggiormente rappresentati nel gruppo erano quelli del tratto lombare della colonna, quelli cervicali, del dorso e delle spalle, le cefalee sia tensive che emicraniche ed altri a sede diversa. Veniva contemplato un colloquio individuale con ogni paziente prima dello svolgimento del programma, con la finalitA� di acquisire i dati sulle caratteristiche del dolore e sullo stato psicologico e per informare dell’impegno del programma; al termine veniva effettuato un secondo colloquio per rivalutare gli stessi dati e fornire consigli su come continuare la pratica meditativa. Erano utilizzati diversi indici di valutazione di differenti aspetti del dolore (PRI, BPPA, DPM, TLI) ed altri per valutare aspetti della salute non specificamente centrati sul dolore, come il tono dell’umore o l’auto valutazione della propria salute. Il programma si svolgeva in 10 settimane con un incontro settimanale di 2 ore nel corso del quale i partecipanti erano istruiti a praticare meditazione di consapevolezza (Mindfulness Meditation) in diverse forme: la scansione...

L’illogica allegria della mente mindful.

La pratica della Mindfulness A? anche un invito a vivere pienamente nel momento presente. PuA? sembrare un concetto difficile da comprendere ma a me pare che l’ esperienza dello stare nel momento presente sia un fatto relativamente comune, anche se infrequente e, soprattutto, assolutamente casuale; forse la��abbiamo provata tutti: improvvisamente, per motivi sconosciuti, ci ritroviamo in un particolare e profondo senso di connessione con ciA? che stiamo vivendo; ca��A? un senso di rallentamento nello scorrere del tempo, il chiacchiericcio della mente rispetto al passato o al futuro si quieta, siamo lA�, semplicemente e completamente presenti nel momento, come se surfassimo con leggerezza nel flusso dei momenti; sono attimi quasi magici, poi tutto riprende come prima; ma ci resta il ricordo di un senso di completezza, il gusto di uno spazio autentico. Credo che Giorgio Gaber abbia descritto efficacemente questo momento in una canzone che merita di essere ascoltata e che sa��intitola a�?illogica allegriaa�?. Un’allegria, una specie di gioia illogiche, perchA? non capiamo bene da dove sgorgano; forse perchA? siamo abituati a cercarle nelle situazioni contingenti, ad aspettarle come conseguenza di qualche cosa di esterno a noi mentre, invece,A� possono scaturire dal profondo di noi stessi, dal sempice fatto che la mente si trova in un momento di calma rispetto al suo incessante rivolgersi al passato e al futuro. La pratica della presenza mentale A? proprio un allenarsi ad accedere a questo stato di viva connessione nel quale non trovano spazio i giudizi e la reattivitA� che ne consegue e la��esperienza A? piA? diretta e...