Medici tra benessere e burnout: il ruolo della mindfulness.

La rivista dell’American Academy of Pediatrics ha pubblicato un articolo che si occupa di un argomento purtroppo ancora piuttosto trascurato in Italia: la salute e il benessere dei medici. L’attenzione a questo tema nasce dall”osservazione dell’elevata prevalenza di burnout riscontrata tra i medici americani (variabile tra il 30% e il 50% e superiore a quella della popolazione generale), quindi del pesante tributo in sofferenza pagato dai medici e dalle ricadute sulla qualitA� delle cure. Ad un sondaggio effettuato tra i membri dell’American Academy of Pediatrics, il 22% riferisce di sperimentare al momento sintomi di burnout come esaurimento emotivo e mancanza di senso di autorealizzazione, e il 45% di averli sperimentati in passato. Si riportano dati anche sul suicidio dei medici americani con un maggior rischio tra le donne, per le quali si stima un indice di rischio di suicidio di 2.7 rispetto alla popolazione femminile generale, valutando che dai 300 ai 400 medici commettano annualmente suicidio negli Stati Uniti. Esaminando le cause di questo rilevante disagio, oltre a quelle immaginabili come il carico lavorativo, il timore di problemi legali, i pazienti difficili e il confronto con la morte, figurano ancheA� le irrealistiche aspettative di resistenza, una mancanza di supporto in ambito lavorativo, l’isolamento, una cultura che privilegia silenzio e stoicismo e una mancanza di strumenti efficaci di gestione dello stress. Per contro un equilibrio tra lavoro e vita privata, un supporto sociale e familiare, l’attivitA� fisica regolare, un adeguato tempo dedicato al riposo e una carriera soddisfacente sembrano correlarsi ad un maggior senso di benessere, ad un’accresciuta empatia e a un ridotto burnout. Inoltre, al contrario dei medici che...

Gli effetti della meditazione sul cervello.

La neuroplasticitA�, ovvero la capacitA� del sistema nervoso di modificarsi nella struttura a seguito di stimoli di varia natura A? una acquisizione scientifica piuttosto recente, nonostante le prime intuizioni a riguardo risalgano all’inizio del novecento. Le tecniche di risonanza magnetica hanno permesso di migliorare lo studio del cervello e diA� estenderne le conoscenze anatomiche e funzionali consentendo di andare oltre la teoria che individuava una relazione statica tra aree cerebrali e specifiche funzioni, integrandola con la scoperta che le funzioni cerebrali sono frutto di un’attivitA� dinamica: sono dinamici i collegamenti tra i neuroni, le relazioni tra le diverse aree cerebrali e la possibilitA� di riorganizzare tali relazioni e di modificare i confini delle varie aree costituiscono un aspetto importante del funzionamento di questo organo stupefacente. Il cervello quindi si modifica con l’esperienza, l’esercizio, l’apprendimento; ciA? che facciamo, che sia suonare uno strumento giocare a tennis o meditare, modifica o rinforza o crea nuovi collegamenti tra cellule o gruppi di cellule cerebrali; l’esperienza ci cambia e, cambiando, diventiamo piA? funzionali all’eperienza; edA� A? possibile studiare con tecniche appropriate in che modo e dove questo succede. Studi su questa plasticitA� del cervello sono stati effettuati anche su persone dedite alla meditazione, per comprendere quali aree del cervello siano implicate nell’attivitA� meditativa e se e come queste aree si modifichino e fungano da “sostegno” a nuove capacitA� cognitive. Questi due studi ne sono un esempio: HA�lzel B.K., Carmody J., Vangel M., et al. Mindfulness practice leads to increases in regional brain gray matter density. Psychiatry Research: Neuroimaging. 2011;A�191(1):36a��43. A� Luders E, Toga AW, Lepore N, Gaser C The underlying anatomical correlates of...