Mindfulness e self-compassion: cinque incontri di pratica.

La compassione è quell’apertura del cuore che avvertiamo quando incontriamo la sofferenza di un altro essere, è la nostra capacità di sentire ed entrare in risonanza con la sofferenza altrui e di esserne partecipi. E’ possibile perché la sofferenza è una esperienza comune che si esprime in modo comprensibile ed è in grado di attivare una risposta di condivisione e di aiuto volta alla liberazione dalla sofferenza. Ma se questa capacità è disponibile in ognuno di noi, facilmente giace coartata dalla nostra armatura egoica; la tradizione buddhista ci ha consegnato pratiche meditative finalizzate allo sviluppo della compassione che sono oggi riconosciute come uno dei fondamenti della liberazione dalla sofferenza. Lo stesso atteggiamento di vicinanza e di sostegno gentile e comprensivo che possiamo offrire a un altro essere sofferente possiamo offrirlo anche a noi stessi riconoscendo e superando gli ostacoli che un radicato atteggiamento giudicante identifica e propone come inadeguatezza, incapacità, fallimento, innescando senso di frustrazione e infelicità. È la self-compassion. La capacità di riconoscere i pensieri, le sensazioni e le emozioni e di sentirci meno identificati con essi che scopriamo con la pratica della Mindfulness ci permette di aprirci con curiosa gentilezza anche al gioco della nostra sofferenza scoprendo, con le pratiche di self-compassion, la possibilità di ridurre la nostra attitudine all’autocritica e all’autocondanna, dando spazio all’autocomprensione e all’autoapprezzamento. Il corso, strutturato in cinque incontri di due ore e mezza ciascuno a cadenza mensile, è proposto a chi ha già frequentato un programma MBSR e desidera approfondirne i temi aprendosi nel contempo alla pratica di self-compassion. Istruttore: Maurizio Barlassina. Dove: scuola di Yoga Rhamni, via Cappellini 18, Gallarate (www.rhamni.it)...

Un interessante articolo pubblicato dalla rivista “Pediatrics” sul tema del burnout tra i medici.

Negli stati Uniti il problema del burnout e del distress tra i medici riceve più considerazione che in Italia, ma le ricadute sulla salute dei medici e sulla qualità delle cure credo non siano differenti. L’articolo pubblicato su Pediatrics, dà rilievo al problema, evidenzia gli effetti deleteri dello stress cronico sulla salute, ma soprattutto focalizza l’attenzione su un programma di prevenzione. L’esperienza personale mi suggerisce che la maggior parte dei Colleghi ritiene che il problema dello stress sia risolvibile solo rivedendo profondamente l’organizzazione del lavoro, e questi aspetti sono, ovviamente, indicati nell’articolo: “expectation of unrealistic endurance, time pressure, excessive work hours, threat of malpractice suits, difficult patients, coping with death, unprocessed grief, sleep deprivation, and unsupportive work environments. Professional demands coupled with personal stressors, such as financial worries, limited free time, isolation, uncertainty, a culture of silence, and a lack of effective stress management skills, further compound burnout risk.” Personalmente credo che l’attesa di interventi riorganizzativi del lavoro sia irrealistica e nello stesso articolo si menziona un provvedimento di riduzione dell’orario di lavoro per i medici statunitensi nel 2003, che ha sortito l’effetto di aumentare il carico di lavoro e, quindi, di aumentare il senso di insoddisfazione e il burnout. Un programma di prevenzione che fornisca degli strumenti per gestire lo stress rappresenta quindi l’unica possibilità realistica a breve termine. Accanto a un bisogno di regolare attività fisica, a un’alimentazione salutare, buone relazioni sociali, lo sviluppo di competenze nella gestione dello stress, di consapevolezza di sè, il coltivare empatia, senso di umanità, compassione sono identificate, nell’articolo, come le nuove competenze professionali. Physician Health and Welness. Pediatrics – October 2014...

Praticare la Mindfulness può essere di aiuto ai chirurghi?

Qualità come calma, concentrazione, resilienza, attenzione compassionevole ai pazienti sono auspicabili nell’esercizio della chirurgia; la rivista del Royal Australian College of Surgeons ha pubblicato un articolo che indaga su aspetti forse ritenuti secondari rispetto all’abilità tecnica e alle conoscenze del chirurgo e su quale possa essere il contributo della pratica della mindfulness in questa particolare branca della medicina. Ecco il link all’articolo completo: Mindfulness for Surgeons. Antonio Fernando MD, ABPN, Nathan Consedine PhD and Andrew G. Hill MBChB. Article first published online: 30 SEP 2014....