Mindfulness: qualità umana, competenza professionale.

Mindfulness: qualità umana, competenza professionale.

Parlando con colleghi e amici ho spesso l’impressione che la pratica della mindfulness sia vista ancora come qualcosa di eccentrico, forse un po’ new age e che, comunque, non se ne comprenda la pertinenza con l’attività professionale.

Ebbene, non è assolutamente così e vorrei spiegare. Si tratta di una pratica profondamente formativa e trasformativa; intendo dire che è in grado di cambiare il nostro modo di essere. Questo è un primo punto fondamentale. Nonostante sia diffusissima l’opinione contraria, un profondo cambiamento personale è possibile e le conoscenze neuroscientifiche lo confermano: il cervello è plastico ed è proprio la neuroplasticità il substrato fisiologico che permette di acquisire nuove abilità. Ma non sono solo le abilità pratiche che possono essere incrementate; anche qualità umane come la pazienza, l’attenzione, l’empatia, la concentrazione si prestano ad essere coltivate, esattamente come una qualsiasi altra abilità: parlare una lingua, praticare uno sport o suonare uno strumento musicale.

Proviamo a vedere per passi: la pratica della mindfulness ci aiuta d’apprima a incrementare la capacità di attenzione, attraverso la pratica di mantenere l’attenzione concentrata su un oggetto, senza giudicare ciò che osserviamo. Incrementare questa abilità ci permette di arrivare ad osservare e riconoscere con sempre maggior chiarezza e accuratezza qualcosa che prima ci sfuggiva: il continuo fluire dei pensieri e delle emozioni. Imparando ad osservare con l’apertura del non giudizio il fluire di questa attività interiore ci apre all’accettazione. A questo punto, l’essere più disponibili ad accettare ciò che si manifesta all’interno e all’esterno di noi inizia a ridurre la nostra reattività: smettiamo di soffrire perché vorremmo che l’esperienza fosse diversa da come è. Essere meno reattivi ci consente quella vicinanza emotiva amorevole che chiamiamo compassione ed essere accettanti e compassionevoli verso noi stessi è il prerequisito per esserlo nei confronti degli altri, aprendoci all’empatia, cioè al sentire, all’essere vicini allo stato d’animo degli altri. Non è possibile essere attenti, aperti, non giudicanti e compassionevoli con gli altri se non lo siamo con noi stessi.

In questo percorso che si autoalimenta in modo circolare maturano calma, presenza, attenzione ed empatia che costituiscono le qualità umane che portiamo in ogni relazione e che, nelle professioni di aiuto costituiscono una vera competenza professionale.

Indubbiamente non è un percorso facile e spesso, e paradossalmente, la difficoltà sta proprio nell’assoluta semplicità della pratica, nella quale fatichiamo un po’ ad orientarci. Nonostante i protocolli di otto settimane possano indurre a pensare che la mindfulness sia un’acquisizione relativamente rapida, si tratta di un lento lavoro su di sé per il quale il paragone più efficace è con il coltivare, con il riprendere pazientemente giorno dopo giorno, rifinire, ritoccare: un lavoro che ci schiude intuizioni inaspettate e profonde che modificano il nostro stesso modo di intendere la vita. E di cui il percorso MBSR di otto settimane non è che l’avvio.